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      142. Una delle maggiori fortune che possino avere gli uomini è avere occasione di potere mostrare che a quelle cose che loro fanno per interesse proprio, siano stati mossi per causa di pubblico bene. Questa fece gloriose le imprese del re Catolico, le quali, fatte sempre per sicurtá o grandezza sua, parvono spesso fatte o per augumento della fede cristiana, o per difesa della Chiesa.
     
      143. Parmi che tutti gli istorici abbino, non eccettuando alcuno, errato in questo, che hanno lasciato di scrivere molte cose che a tempo loro erano note, presupponendole come note; donde nasce che nelle istorie de' Romani, de' Greci e di tutti gli altri, si desidera oggi la notizia in molti capi; verbigrazia, delle autoritá e diversitá de' magistrati, degli ordini del governo, de' modi della milizia, della grandezza delle cittá e molte cose simili, che a' tempi di chi scrisse erano notissime, e però pretermesse da loro. Ma se avessino considerato che con la lunghezza del tempo si spengono le cittá, e si perdono le memorie delle cose, e che non per altro sono scritte le istorie che per conservarle in perpetuo, sarebbono stati piú diligenti a scriverle in modo che cosí avessi tutte le cose innanzi agli occhi chi nasce in una etá lontana, come coloro che sono stati presenti, che è proprio el fine della istoria.
     
      144. Dissemi in Spagna Almazano secretario del re Catolico, essendo venuta nuova che e' viniziani avevano fatto col re di Francia accordo contro al suo re, che in Castiglia è uno proverbio che in lingua nostra significa, che el filo si rompe dal capo piú debole: vuole dire in sustanzia, che le cose al fine si scaricano sopra e' piú deboli, perché non si misurano né con la ragione, né con la discrezione; ma cercando ognuno el suo vantaggio, si accordano a fare patire chi ha manco forze perché gli è avuto minore rispetto; e però chi ha a negociare con piú potenti di sé, abbia sempre l'occhio a questo proverbio che a ogn'ora viene in fatto.


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Ricordi
di Francesco Guicciardini
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