145. Abbiate per certo che, benché la vita degli uomini sia breve, pure a chi sa fare capitale del tempo e non lo consumare vanamente, avanza tempo assai; perché la natura dell'uomo è capace, e chi è sollecito e risoluto gli comparisce mirabilmente el fare.
146. Infelicitá grande è essere in grado di non potere avere el bene, se prima non s'ha el male.
147. Erra chi crede che la vittoria delle imprese consista nello essere giuste o ingiuste, perché tuttodí si vede el contrario, che non la ragione, ma la prudenzia, le forze e la buona fortuna danno vinte le imprese. È ben vero, che in chi ha ragione nasce una certa confidenza, fondata in sulla opinione che Dio dia vittoria alle imprese giuste, la quale fa gli uomini arditi e ostinati, dalle quali due condizione nascono talvolta le vittorie. Cosí l'avere la causa giusta può per indiretto giovare, ma è falso che lo faccia direttamente.
148. Chi vuole espedire troppo presto le guerre, le allunga spesso; perché non avendo a aspettare o le provisione che gli bisogna, o la debita maturitá della impresa, fa difficile quello che sarebbe stato facile; in modo che per ogni dí di tempo che ha voluto avanzare perde spesso piú di uno mese; sanza che questo può essere causa di maggiore disordine.
149. Nelle guerre chi vuole manco spendere, piú spende; perché nessuna cosa vuole maggiore e piú inconsiderata effusione di danari; e quanto le provisione sono piú gagliarde, tanto piú presto si espediscono le imprese; alle quali cose chi manca per risparmiare danari allunga le imprese, tanto piú che ne risulta senza comparazione maggiore spesa.
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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100 |
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Dio
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