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      179. Io mi feci beffe da giovane del sapere sonare, ballare, cantare e simili leggiadrie: dello scrivere ancora bene, del sapere cavalcare, del sapere vestire accomodato, e di tutte quelle cose che pare che diano agli uomini piú presto ornamento che sustanzia; ma arei poi desiderato el contrario, perché se bene è inconveniente perdervi troppo tempo e però forse nutrirvi e' giovani, perché non vi si deviino, nondimeno ho visto per esperienza che questi ornamenti ed el sapere fare bene ogni cosa danno degnitá e riputazione agli uomini etiam bene qualificati, ed in modo che si può dire che a chi ne manca, manchi qualche cosa; sanza che lo abondare di tutti gli intrattenimenti apre la via a' favori de' príncipi, e in chi ne abonda è talvolta principio o cagione di grande profitto e esaltazione, non essendo piú el mondo ed e' príncipi fatti come doverebbono, ma come sono.
     
      180. Le guerre non hanno el maggiore inimico che el parere a chi le comincia che le siano vinte; perché ancora che le si mostrino facillime e sicurissime, sono sottoposte a mille accidenti, e' quali si disordinano piú se a chi le apartengono non si trova preparato con l'animo e con le forze, come sarebbe se da principio vi si fussi ordinato drento come se le fussino difficile.
     
      181. Sono stato undici anni continui ne' governi della Chiesa e con tanto favore apresso a' superiori ed e' popoli, che ero per durarvi lungamente se non fussino venuti e' casi che nel '27 vennono in Roma e in Firenze; né trovai cosa alcuna che mi vi conficcassi drento piú che el procedere come se non mi curassi di starvi; perché con questo fondamento facevo sanza rispetto e summissione quello che si conveniva al carico che io tenevo; il che mi dava tanta riputazione, che questa sola mi favoriva piú e con piú degnitá che ogni intrattenimento, amicizia e industria che io avessi usata.


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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100

   





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