186. Non si può in effetto procedere sempre con una regola indistinta e ferma. Se è molte volte inutile lo allargarsi nel parlare, etiam cogli amici, dico di cose che meritino essere tenute segrete, da altro canto el fare che gli amici si accorghino che tu stai riservato con loro è la via a fare che anche loro faccino el medesimo teco; perché nessuna cosa fa altrui confidarsi di te, che el presupporsi che tu ti confidi di lui, e cosí, non dicendo a altri, ti togli la facultá di sapere da altri. Però ed in questo ed in molte altre cose bisogna procedere distinguendo la qualitá delle persone, de' casi e de' tempi, ed a questo è necessaria la discrezione, la quale se la natura non t'ha data, rade volte si impara tanto che basti con la esperienzia; co' libri non mai.
187. Sappiate che chi governa a caso si ritruova alla fine a caso; la diritta è pensare, esaminare, considerare bene ogni cosa etiam minima; e vivendo ancora cosí, si conducono con fatica bene le cose; pensate come vanno a chi si lascia portare dal corso della acqua.
188. Quanto piú ti discosti dal mezzo per fuggire uno degli estremi, tanto piú cadi in quello estremo di che tu temi, o in uno altro che ha el male pari a quello; e quanto piú vuoi cavare frutto di quella cosa che tu godi, tanto piú presto finisce el goderla e trarne frutto; verbigrazia uno che popolo che goda la libertá, quanto piú la vuole usare tanto manco la gode, e tanto piú cade o nella tirannide, o in uno vivere che non è migliore che la tirannide.
189. Tutte le cittá, tutti gli stati, tutti e' regni sono mortali; ogni cosa o per natura o per accidente termina e finisce qualche volta; però uno cittadino che si truova al fine della sua patria, non può tanto dolersi della disgrazia di quella e chiamarla mal fortunata, quanto della sua propria; perché alla patria è accaduto quello che a ogni modo aveva a accadere, ma disgrazia è stata di colui abattersi a nascere a quella etá che aveva a essere tale infortunio.
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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100 |
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