203. Avvertino e' principi a non conducere e sudditi in grado prossimo alla libertá; perché gli uomini naturalmente desiderano essere liberi, e lo ordinario di ciascuno è non stare contenti al grado suo, ma cercare sempre di avanzare di quello in che si truovano; e questi appetiti possono piú che la memoria della buona compagnia che gli fa el principe, e de' benefici ricevuti da lui.
204. Non è possibile fare tanto che e' ministri non rubino: io sono stato nettissimo, ed ho avuto governatori e altri ministri sotto di me, e con tutta la diligenzia che io abbia usata, e lo esemplo che ho dato loro, non ho potuto provedere tanto che basti. Ènne cagione che el danaio serve a ogni cosa, e che al vivere d'oggi è stimato piú uno ricco che uno buono; e lo causa tanto piú la ignoranzia o ingratitudine de' principi che sopportano e' tristi, ed a chi ha servito bene non fanno migliore trattamento che a chi ha fatto el contrario.
205. Io sono stato dua volte con grandissima autoritá negli eserciti in su imprese importantissime, ed in effetto n'ho cavato questo construtto, che se sono vere, come in gran parte io credo, le cose che si scrivono della milizia antica, questa a comparazione di quella è una ombra. Non hanno e' capitani moderni virtú, non hanno industria; procedesi sanza arte, sanza stratagemmi, come camminare a lento passo per una strada maestra; in modo che non fuora di proposito io dissi al signor Prospero Colonna capitano della prima impresa, che mi diceva che io non ero stato piú in guerra alcuna; che mi doleva anche in questa non avere imparato niente.
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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100 |
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Prospero Colonna
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