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      Sapeva oltre a questo Lodovico che Isabella moglie di Giovan Galeazzo, giovane di virile spirito, non cessava di stimolare continuamente il padre e l'avolo che, se non gli moveva la infamia di tanta indegnità del marito e di lei, gli movesse almanco il pericolo della vita al quale erano esposti, insieme co' propri figliuoli. Ma quel che piú angustiava l'animo suo era il considerare essere sommamente esoso il suo nome a tutti i popoli del ducato di Milano, sí per molte insolite esazioni di danari che avea fatte come per la compassione che ciascheduno aveva di Giovan Galeazzo legittimo signore; e benché egli si sforzasse di fare sospetti gli Aragonesi di cupidità di insignorirsi di quello stato, come se essi pretendessino appartenersi a loro per l'antiche ragioni del testamento di Filippo Maria Visconte, il quale aveva instituito erede Alfonso padre di Ferdinando, e che per facilitare questo disegno cercassino di privare il nipote del suo governo, nondimeno non conseguitava con queste arti la moderazione dell'odio conceputo, né che universalmente non si considerasse a quali sceleratezze soglia condurre gli uomini la sete pestifera del dominare. Però, poi che lungamente s'ebbe rivolto nella mente lo stato delle cose e i pericoli imminenti, posposti tutti gli altri pensieri, indirizzò del tutto l'animo a cercare nuovi appoggi e congiunzioni; e a questo dimostrandogli grande opportunità lo sdegno del pontefice contro a Ferdinando e il desiderio che si credeva che avesse il senato viniziano che si scompigliasse quella confederazione per la quale era stata fatta molti anni opposizione a' disegni suoi, propose all'uno e all'altro di loro di fare insieme, per beneficio comune, nuova confederazione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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