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      a grandezza propria siano accompagnate da circostanze e conseguenze tali che apparisca che elle si faccino non meno per beneficio e per salute universale, e molto piú per l'esaltazione di tutta la republica cristiana? -
      Non fu udita con allegro animo questa proposta da' signori grandi di Francia, e specialmente da coloro che per nobiltà e opinione di prudenza erano di maggiore autorità; i quali giudicavano non potere essere altro che guerra piena di molte difficoltà e pericoli, avendosi a condurre gli eserciti in paese forestiero e tanto lontano dal regno di Francia, e contro a inimici molto stimati e potenti. Perché grandissima era per tutto la fama della prudenza di Ferdinando, né minore quella del valore di Alfonso nella scienza militare; e si credeva che, avendo regnato Ferdinando trenta anni e spogliati e distrutti in vari tempi tanti baroni, avesse accumulato molto tesoro. Consideravano il re essere poco capace a sostenere da sé solo un pondo sí grave; e, nel maneggio delle guerre e degli stati, debole il consiglio e l'esperienza di coloro che avevano fede appresso a lui piú per favore che per ragione. Aggiugnersi la carestia di danari, de' quali si stimava avesse a bisognarne grandissima quantità; e doversi ridurre nella memoria ciascuno l'astuzie e gli artifici degli italiani, e rendersi certo che non solo agli altri ma né a Lodovico Sforza, notato non che altro in Italia di poca fede, potesse piacere che in potestà di uno re di Francia fusse il reame di Napoli. Onde e il vincere sarebbe difficile, e piú difficile il conservare le cose vinte.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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