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      Ma essendo già incominciata, benché da principio con autori incerti, a risonare in Italia la fama di quello che oltre a' monti si trattava, si destorono vari pensieri e discorsi nelle menti degli uomini: perché a molti, i quali la potenza del regno di Francia, la prontezza di quella nazione a nuovi movimenti e le divisioni degli italiani consideravano, pareva cosa di grandissimo momento; altri, per la età e per le qualità del re, e per la negligenza propria a' franzesi e per gli impedimenti che hanno le grandi imprese, giudicavano questo essere piú tosto impeto giovenile che fondato consiglio, il quale, poi che fusse alquanto ribollito, avesse leggiermente a risolversi. Né Ferdinando, contro al quale tali cose si macchinavano, dimostrava d'averne molto timore, allegando essere impresa durissima: perché, se e' pensassino assaltarlo per mare, troverebbono lui proveduto d'armata sufficiente a combattere con loro in alto mare, i porti bene fortificati e tutti in sua potestà, né essere nel regno barone alcuno che gli potesse ricevere come era stato ricevuto Giovanni d'Angiò dal principe di Rossano e da altri grandi; l'espedizione per terra essere incomoda, sospetta a molti e lontana, avendosi a passare prima per la lunghezza di tutta Italia, di maniera che ciascuno degli altri arebbe causa particolarmente di temerne, e forse piú di tutti Lodovico Sforza, benché, volendo dimostrare che fusse proprio di altri il pericolo comune, simulasse il contrario, perché, per la vicinità dello stato di Milano alla Francia, aveva il re maggiore facoltà e verisimilmente maggiore cupidità di occuparlo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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