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      Affaticossi Piero de' Medici di persuadere a Ferdinando queste dimande importare sí poco alla somma della guerra, che e' potrebbe giovargli piú che la republica e egli si conservassino in fede con Carlo, per la quale arebbono forse opportunità di essere mezzo a qualche composizione. Allegava, oltre a questo, il carico grandissimo e l'odio il quale contro a sé si conciterebbe in Firenze se i mercatanti fiorentini fussino cacciati di Francia; e convenire alla buona fede, fondamento principale delle confederazioni, che ciascuno de' confederati tollerasse pazientemente qualche incomodità perché l'altro non incorresse in danni molto maggiori. Ma Ferdinando, il quale considerava quanto si diminuirebbe della riputazione e sicurtà sua se i fiorentini si separassino da lui, non accettava queste ragioni, ma si lamentò gravissimamente che la costanza e la fede di Piero cominciassino cosí presto a non corrispondere a quel che di lui s'avea promesso; donde Piero, determinato di conservarsi innanzi a ogni cosa l'amicizia aragonese, fece allungare con varie arti la risposta da' franzesi instantemente dimandata, rimettendosi in ultimo che per nuovi oratori si farebbe intendere l'intenzione della republica.
      Nella fine di quest'anno cominciò la congiunzione fatta tra il pontefice e Ferdinando a vacillare: o perché il pontefice aspirasse, con introdurre nuove difficoltà, a ottenere da lui cose maggiori o perché si persuadesse di muoverlo con questo modo a ridurre il cardinale di San Piero a Vincola all'ubbidienza sua; il quale egli, offerendo per sicurtà la fede del collegio de' cardinali, di Ferdinando e de' viniziani, desiderava sommamente che andasse a Roma, essendogli sospetta molto la sua assenza, per la importanza della rocca d'Ostia (perché intorno a Roma teneva Ronciglione e Grottaferrata), per molte dependenze e autorità grande che aveva nella corte, e finalmente per la natura sua desiderosa di cose nuove e l'animo pertinace a correre prima ogni pericolo che allentare uno punto solo delle sue deliberazioni.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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