Nel principio di questo anno, Carlo, alienissimo dalla concordia con Ferdinando, comandò agli oratori suoi che, come oratori di re inimico, si partissino subito del reame di Francia; e quasi ne' medesimi dí morí per uno catarro repentino Ferdinando, soprafatto piú da' dispiaceri dell'animo che dall'età. Fu re di celebrata industria e prudenza, con la quale, accompagnata da prospera fortuna, si conservò il regno, acquistato nuovamente dal padre, contro a molte difficoltà che nel principio del regnare se gli scopersono, e lo condusse a maggiore grandezza che forse molti anni innanzi l'avesse posseduto re alcuno. Buono re, se avesse continuato di regnare con l'arti medesime con le quali aveva principiato; ma in progresso di tempo, o presi nuovi costumi per non avere saputo, come quasi tutti i príncipi, resistere alla violenza della dominazione o, come fu creduto quasi da tutti, scoperti i naturali, i quali prima con grande artificio aveva coperti, notato di poca fede e di tanta crudeltà che i suoi medesimi degna piú presto di nome di immanità la giudicavano. La morte di Ferdinando si tenne per certo che nocesse alle cose comuni; perché, oltre che arebbe tentato qualunque rimedio atto a impedire la passata de' franzesi, non si dubita che piú difficile sarebbe stato fare che Lodovico Sforza della natura altiera e poco moderata d'Alfonso s'assicurasse che disporlo a rinnovare l'amicizia con Ferdinando, sapendo che ne' tempi precedenti era stato spesso inclinato, per non avere cagione di controversie con lo stato di Milano, a piegarsi alla sua volontà. E trall'altre cose è manifesto che, quando Isabella figliuola d'Alfonso andò a congiugnersi col marito, Lodovico, come la vide, innamorato di lei, desiderò di ottenerla per moglie dal padre; e a questo effetto operò, cosí fu allora creduto per tutta Italia, con incantamenti e con malie, che Giovan Galeazzo fu per molti mesi impotente alla consumazione del matrimonio.
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