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      Alla qual cosa Ferdinando arebbe acconsentito, ma Alfonso repugnò; donde Lodovico, escluso di questa speranza, presa altra moglie e avutine figliuoli, voltò tutti i pensieri a trasferire in quegli il ducato di Milano. Scrivono oltre a questo alcuni che Ferdinando, parato a tollerare qualunque incomodo e indegnità per fuggire la guerra imminente, aveva deliberato, come prima lo permettesse la benignità della stagione, andare in sulle galee sottili per mare a Genova, e di quivi per terra a Milano per sodisfare a Lodovico in tutto quello desiderasse, e rimenarne a Napoli la nipote; sperando che, oltre agli effetti delle cose, questa publica confessione di riconoscere in tutto da lui la salute avesse a mitigare l'animo suo: perché era noto quanto egli con sfrenata ambizione ardesse di desiderio di parere l'àrbitro e quasi l'oracolo di tutta Italia.
      Ma Alfonso, subito morto il padre, mandò quattro oratori al pontefice; il quale, facendo segni di essere alla prima inclinazione dell'amicizia franzese ritornato, aveva ne' medesimi dí, per una bolla sottoscritta dal collegio de' cardinali, promesso, a requisizione del re di Francia, al vescovo di San Malò la degnità del cardinalato e condotto a' stipendi comuni col duca di Milano Prospero Colonna, soldato prima del re, e alcuni altri condottieri di gente d'arme: e nondimeno si rendé facile alla concordia, per le condizioni grandi le quali Alfonso, desiderosissimo di assicurarsi di lui e d'obligarlo alla sua difesa, gli propose. Convennono adunque palesemente che tra loro fusse confederazione a difesa degli stati, con determinato numero di gente per ciascuno; concedesse il pontefice a Alfonso l'investitura del regno, con la diminuzione del censo ottenuta per Ferdinando, durante solo la vita sua, dagli altri pontefici, e mandasse uno legato apostolico a incoronarlo; creasse cardinale Lodovico figliuolo di don Enrico fratello naturale d'Alfonso, il quale fu poi chiamato il cardinale d'Aragona; pagasse il re incontinente al pontefice ducati trentamila; desse al duca di Candia stati nel regno d'entrata di dodicimila ducati l'anno e il primo de' sette uffici principali che vacasse; conducesselo per tutta la vita del pontefice a' soldi suoi con trecento uomini d'arme, co' quali fusse tenuto servire parimente l'uno e l'altro di loro; a don Giuffré, che quasi per pegno della fede paterna andasse a abitare appresso al suocero, concedesse, oltre alle cose promesse nella prima convenzione, il protonotariato, uno medesimamente de' sette uffici; e entrate di benefici del regno a Cesare Borgia figliuolo del pontefice, promosso poco innanzi dal padre al cardinalato, avendo, per rimuovere lo impedimento di essere spurio, a' quali non era solito concedersi tale degnità, fatto con falsi testimoni provare che era figliuolo legittimo di altri.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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