Né contento a queste piú presto dimostrazioni di aperta inimicizia che offese, voltò tutto l'animo ad alienare dal duca di Milano la città di Genova; cosa nelle agitazioni presenti di grandissima importanza, perché per la mutazione di quella città si acquistava grandissima facilità di perturbare contro a Lodovico il governo di Milano, e il re di Francia si privava della opportunità di molestare per mare il regno di Napoli. Però, convenutosi secretamente con Pagolo Fregoso cardinale, che era già stato doge di Genova, e il quale era seguitato da molti della medesima famiglia, e con Obietto dal Fiesco, capi tutt'a due di seguito grande in quella città e nelle sue riviere, e con alcuni degli Adorni, tutti per diverse cagioni fuorusciti di Genova, deliberò di tentare con armata potente di rimettergli dentro, solito a dire che con le prevenzioni e con le diversioni si vincevano le guerre. Deliberò medesimamente di andare con valido esercito personalmente in Romagna, per passare subito nel territorio di Parma; dove, chiamando il nome di Giovan Galeazzo e alzando le sue bandiere, sperava che i popoli del ducato di Milano contro a Lodovico tumultuassino. E quando bene in queste cose trovasse difficoltà, giudicava essere utilissimo che la guerra si incominciasse in luogo lontano dal suo reame; stimando alla somma del tutto importare assai che i franzesi fussino sopragiunti in Lombardia dalla vernata, come quello che, esperimentato solamente nelle guerre d'Italia, nelle quali gli eserciti, aspettando la maturità dell'erbe per nutrimento de' cavalli, non solevano uscire alla campagna prima che alla fine del mese di aprile, presupponeva che, per fuggire l'asprezza di quella stagione, sarebbono necessitati fermarsi nel paese amico insino alla primavera; e sperava che in questa dilazione potesse facilmente nascere qualche occasione alla sua salute.
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