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      E perché il re di Spagna, ricercato instantemente dal pontefice e da Alfonso, prometteva di mandare la sua armata con molta gente in Sicilia, per soccorrere quando bisognasse il regno di Napoli, ma si scusava non potere essere sí presta per la difficoltà che aveva di danari; il pontefice, oltre a certa quantità mandatagli da Alfonso, consentí che e' potesse convertire in quest'uso i danari riscossi con l'autorità della sedia apostolica, sotto nome della crociata, in Ispagna, che spendere contro ad altri che contro agli inimici della fede cristiana non si potevano. A' quali opprimere tanto alieno era il pensiero loro che Alfonso, oltre a altri uomini mandati prima al gran turco, vi mandò di nuovo Cammillo Pandone; con cui andò, mandato secretamente dal pontefice, Giorgio Bucciardo genovese, che altre volte papa Innocenzio v'avea mandato: i quali, onorati da Baiseto eccessivamente e espediti quasi subito, riportorono promesse grandi di aiuti; le quali, benché confermate poco poi da uno imbasciadore mandato da Baiseto a Napoli, o per la distanza de' luoghi o per essere difficile la confidenza tra i turchi e i cristiani, effetto alcuno non partorirono.
      Nel quale tempo Alfonso e Piero de' Medici, non essendo prosperi i successi dell'armi né per mare né per terra, si ingegnorono di ingannare Lodovico Sforza con l'astuzie e arti sue; ma non già con migliore evento della industria che delle forze. È stata opinione di molti che a Lodovico, per la considerazione del pericolo proprio, fusse molesto che 'l re di Francia acquistasse il regno di Napoli, ma che il disegno suo fusse, poiché avesse fatto sé duca di Milano e fatto passare l'esercito franzese in Toscana, interporsi a qualche concordia; per la quale, riconoscendosi Alfonso tributario della corona di Francia, con assicurare il re dell'osservanza, e smembrate forse da' fiorentini le terre le quali tenevano nella Lunigiana, il re se ne ritornasse in Francia: e cosí, restando sbattuti i fiorentini e diminuito il re di Napoli di forze e d'autorità, egli, diventato duca di Milano, avesse conseguito tanto che gli bastasse a essere sicuro, senza incorrere ne' pericoli imminenti dalla vittoria de' franzesi.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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