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      Avere sperato che Carlo, sopravenendone massime la vernata, avesse a trovare qualche difficoltà la quale il corso della vittoria gli ritenesse; e attesa la impazienza naturale de' franzesi, l'essere il re male proveduto di danari, e la volontà di molti de' suoi aliena da questa impresa, si potesse facilmente trovare mezzo di concordia. Quel che di tale cosa sia la verità, certo è che, se bene nel principio Lodovico si fusse per separare Piero de' Medici dagli Aragonesi grandemente affaticato, cominciò poi occultissimamente a confortarlo a perseverare nella sua sentenza, promettendogli di operare o che 'l re di Francia non passerebbe o che, passando, ritornerebbe presto, e innanzi che avesse tentato cosa alcuna di qua da' monti: né cessava, per mezzo dello oratore suo risedente in Firenze, fare seco spesso, questa instanza, o perché cosí fusse veramente la sua intenzione o perché, determinato già alla rovina di Piero, desiderasse che e' procedesse tant'oltre contro al re che non gli restasse luogo di reconciliazione. Deliberato adunque Piero, con saputa d'Alfonso, di fare noto questo andamento al re di Francia, chiamò uno dí a casa sua, sotto colore di essere indisposto della persona, lo imbasciadore milanese, avendo prima ascoso quello del re, che era in Firenze, in luogo donde comodamente i ragionamenti loro udire potesse. Quivi Piero, repetute con parole distese le persuasioni e le promesse di Lodovico, e che per l'autorità sua era stato pertinace a non consentire le dimande di Carlo, si lamentò gravemente che egli con tanta instanza sollecitasse la sua passata, conchiudendo che, poi che i fatti non corrispondevano alle parole, era necessitato a risolversi di non si ristrignere in tanto pericolo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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