Che farebbono come corresse la fama per tutta Italia che il re con tanto esercito avesse passato i monti? che tumulti si susciterebbono per tutto? In che sbigottimento si ridurrebbe il pontefice come dal proprio palagio vedesse l'armi de' Colonnesi in sulle porte di Roma? in che spavento Piero de' Medici, avendo inimico il sangue suo medesimo, la città devotissima del nome franzese e cupidissima di recuperare la libertà oppressa da lui? Non potere cosa alcuna ritenere l'impeto del re insino a' confini del regno di Napoli, dove accostandosi sarebbono i medesimi tumulti e spaventi, né altro per tutto che o fuga o ribellione. Temere forse che avessino a mancargli i danari? i quali, come si sentisse lo strepito dell'armi sue, il tuono orribile di quelle impetuose artiglierie, gli sarebbono portati a gara da tutti gli italiani; e se pure alcuno si mettesse a resistere, le spoglie le prede le ricchezze de' vinti gli nutrirebbono l'esercito: perché in Italia, assuefatta per molti anni piú alle immagini delle guerre che alle guerre vere, non era nervo da sostenere il furore franzese. Però, quale timore quale confusione quali sogni quali ombre vane essere entrate, nel petto suo? Dove essere perduta sí presto la sua magnanimità? dove quella ferocia con la quale, quattro dí prima, si vantava di vincere tutta Italia unita insieme? Considerasse non essere piú in potestà propria i consigli suoi; troppo oltre essere andate le cose, per l'alienazione delle terre, per gl'imbasciadori uditi mandati e scacciati, per tante spese fatte, per tanti apparati, per la publicazione fatta per tutto, per essere già condotta la sua persona quasi in sull'Alpe.
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