E acciocché questo piú sollecitamente si facesse, Lodovico, che non mediocremente temeva che sopravenendo i tempi aspri non si fermassino per quella vernata nelle terre del ducato di Milano, prestò di nuovo danari al re, il quale n'aveva necessità non mediocre: e nondimeno, scoprendosegli quel male che i nostri chiamano vaiuolo, soggiornò in Asti circa a uno mese, distribuito l'esercito in quella città e nelle terre circostanti. Il numero del quale, per quel che io ritraggo, nella diversità di molti, per piú vero, fu, oltre ai dugento gentiluomini della guardia del re, computati i svizzeri i quali prima col baglí di Digiuno erano andati a Genova, e quella gente che sotto Obigní militava in Romagna, uomini d'arme mille secento, de' quali ciascuno ha secondo l'uso franzese due arcieri, in modo che sei cavalli sotto ogni lancia (questo nome hanno i loro uomini d'arme) si comprendono; seimila fanti svizzeri; seimila fanti del regno suo, de' quali la metà erano della provincia di Guascogna, dotata meglio, secondo il giudicio de' franzesi, di fanti atti alla guerra che alcuna altra parte di Francia: e per unirsi con questo esercito erano state condotte per mare a Genova quantità grande di artiglierie da battere le muraglie e da usare in campagna, ma di tale sorte che giammai aveva veduto Italia le simiglianti.
Questa peste, trovata molti anni innanzi in Germania, fu condotta la prima volta in Italia da' viniziani, nella guerra che circa l'anno della salute mille trecent'ottanta ebbono i genovesi con loro; nella quale i viniziani, vinti nel mare e afflitti per la perdita di Chioggia, ricevevano qualunque condizione avesse voluta il vincitore se a tanto preclara occasione non fusse mancato moderato consiglio.
| |
Lodovico Milano Asti Digiuno Genova Obigní Romagna Guascogna Francia Genova Italia Germania Italia Chioggia
|