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      Introdotto innanzi al re, e da lui raccolto benignamente pi
      ú con la fronte che con l'animo, mitigò non poco della sua indegnazione col consentire a tutte le sue dimande, che furono alte e immoderate: che le fortezze di Pietrasanta e di Serezana e Serezanello, terre che da quella parte erano come chiave del dominio fiorentino, e le fortezze di Pisa e del porto di Livorno, membri importantissimi del loro stato, si deponessino in mano del re; il quale per uno scritto di mano propria s'obligasse a restituirle come prima avesse acquistato il regno di Napoli: procurasse Piero che i fiorentini gli prestassino dugentomila ducati, e gli ricevesse il re in confederazione e sotto la sua protezione: delle quali cose, promesse con semplici parole, si differisse a espedirne le scritture in Firenze, per la quale città il re intendeva di passare. Ma non si differí già la consegnazione delle fortezze, perché Piero gli fece subito consegnare quelle di Serezana, di Pietrasanta e di Serezanello, e pochi dí poi fu per ordine suo fatto il medesimo di quelle di Pisa e di Livorno; maravigliandosi grandemente tutti i franzesi che Piero cosí facilmente avesse consentito a cose di tanta importanza, perché il re senza dubbio arebbe convenuto con molto minori condizioni. Né pare in questo luogo da pretermettere quel che argutamente rispose a Piero de' Medici Lodovico Sforza, che arrivò il dí seguente all'esercito: perché scusandosi Piero che, essendo andatogli incontro per onorarlo, l'avere Lodovico fallito la strada era stato cagione che la sua andata fusse stata vana, rispose molto prontamente: - Vero è che uno di noi ha fallito la strada, ma sarete forse voi stato quello.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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