Nel quale tempo e Carlo partí da Serezana per andare a Pisa, e Lodovico Sforza, ottenuto, con pagare certa quantità di danari, che la investitura di Genova, conceduta dal re pochi anni innanzi a Giovan Galeazzo per lui e per i discendenti, si trasferisse in sé e ne' discendenti suoi, se ne ritornò a Milano; ma con l'animo turbato contro a Carlo, per avere negato di lasciare a guardia sua, secondo diceva essergli stato promesso, Pietrasanta e Serezana: le quali terre, per farsi scala alla ardentissima cupidità che aveva di Pisa, domandava, come tolte ingiustamente, pochissimi anni innanzi, da' fiorentini a' genovesi.
Ritornato Piero de' Medici a Firenze trovò la maggiore parte de' magistrati alienata da lui e sospesi gli animi degli amici di piú momento, perché contro al consiglio loro aveva tutte le cose imprudentemente governate; e il popolo in tanta sollevazione che volendo egli il dí seguente, che fu il dí nono di novembre, entrare nel palagio nel quale risedeva la signoria, magistrato sommo della republica, gli fu proibito da alcuni magistrati che armati guardavano la porta, de' quali fu il principale Jacopo de' Nerli, giovane nobile e ricco. Il che divulgato per la città, il popolo subito tumultuosamente pigliò l'armi concitato con maggiore impeto perché Paolo Orsini co' suoi uomini d'arme, chiamato da Piero, s'approssimava: donde egli, che già alle sue case ritornato era, perduto d'animo e di consiglio, e inteso che la signoria l'aveva dichiarato rebelle, si fuggí con grandissima celerità di Firenze, seguitandolo Giovanni cardinale della Chiesa romana e Giuliano suoi fratelli, a' quali similmente furono imposte le pene ordinate contro a i rebelli; e se ne andò a Bologna.
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