Perché chi dà il consiglio, se non è molto fedele o affezionato a chi 'l domanda, non solo mosso da notabile interesse ma per ogni suo piccolo comodo, per ogni leggiera sodisfazione, dirizza spesso il consiglio a quel fine che piú gli torna a proposito o di che piú si compiace; e essendo questi fini il piú delle volte incogniti a chi cerca d'essere consigliato, non s'accorge, se non è prudente, della infedeltà del consiglio. Cosí intervenne a Piero de' Medici, perché i viniziani, giudicando che l'andata sua faciliterebbe a Carlo il ridurre le cose di Firenze a' suoi disegni, il che per lo interesse proprio sarebbe stato loro molestissimo, e però consigliando piú tosto se medesimi che Piero, efficacissimamente lo confortorno a non si mettere in potestà del re, il quale da lui si teneva ingiuriato; e per dargli maggiore cagione di seguitare il consiglio loro gli offersono d'abbracciare le cose sue e di prestargli, quando il tempo lo comportasse, ogni favore a rimetterlo nella patria: né contenti di questo, per assicurarsi che allora di Vinegia non si partisse, gli posono, se è stato vero quel che poi si divulgò, segretissime guardie.
Ma in questo mezzo erano in Firenze da ogni parte esacerbati gli animi e quasi trascorsi a manifesta contenzione, non volendo il re dall'ultime sue domande declinare, né i fiorentini a somma di danari intollerabile obligarsi, né giurisdizione o preminenza alcuna nel loro stato consentirgli. Le quali difficoltà, quasi inesplicabili se non con l'armi, sviluppò la virtú di Piero Capponi, uno di quattro cittadini diputati a trattare col re, uomo di ingegno e d'animo grande, e in Firenze molto stimato per queste qualità, e per essere nato di famiglia onorata e disceso di persone che avevano potuto assai nella republica.
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