Nelle quali ambiguità mentre che sta sospeso i franzesi correvano di qua dal Tevere tutto il paese, occupando ora una terra ora un'altra, perché non si trovava piú luogo niuno che resistesse, niuno piú che non cedesse all'impeto loro; seguitando l'esempio degli altri insino a quegli che avevano cagioni grandissime di opporsi, insino a Verginio Orsino, astretto con tanti vincoli di fede d'obligazione e d'onore alla casa d'Aragona, capitano generale dell'esercito regio, gran conestabile del regno di Napoli, congiunto a Alfonso con parentado molto stretto, perché a Gian Giordano suo figliuolo era maritata una figliuola naturale di Ferdinando re morto, e che da loro aveva ricevuto stati nel reame tanti favori. Dimenticatosi di tutte queste cose, né meno dimenticatosi che dagli interessi suoi le calamità aragonesi avevano avuto la prima origine, consentí, con ammirazione de' franzesi non assueti a queste sottili distinzioni de' soldati d'Italia, che restando agli stipendi del re di Napoli la sua persona, i figliuoli convenissino col re di Francia; obligandosi dargli, nello stato teneva nel dominio della Chiesa, ricetto passo e vettovaglie, e dipositare Campagnano e certe altre terre in mano del cardinale Gurgense, che promettesse restituirle subito che l'esercito fusse uscito dal territorio romano: e nel medesimo modo convennono congiuntamente il conte di Pitigliano e gli altri della famiglia Orsina. Il quale accordo come fu fatto, Carlo andò da Nepi a Bracciano, terra principale di Verginio, e a Ostia mandò Luigi monsignore di Ligní e Ivo monsignore di Allegri con cinquecento lancie e con dumila svizzeri, acciocché passando il Tevere e uniti coi Colonnesi che correvano per tutto, si sforzassino d'entrare in Roma; i quali per mezzo de' romani della fazione loro speravano a ogni modo di conseguirlo, con tutto che per i tempi diventati sinistri le difficoltà fussino accresciute.
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