Dure condizioni parevano al pontefice spogliarsi innanzi a ogni cosa degli aiuti degli amici, e rimettendosi totalmente in potestà dello inimico riceverlo prima in Roma che stabilire seco le cose sue; ma finalmente, giudicando che di tutti i pericoli questo fusse il minore, consentite queste dimande, fece partire di Roma il duca di Calavria col suo esercito, ma ottenuto prima per lui salvocondotto da Carlo perché sicuramente potesse passare per tutto lo stato ecclesiastico. Ma Ferdinando, avendolo magnanimamente rifiutato, uscí di Roma per la porta di San Sebastiano, l'ultimo dí dell'anno mille quattrocento novantaquattro, nell'ora propria che per la porta di Santa Maria del popolo vi entrava con l'esercito franzese il re, armato, con la lancia in sulla coscia, come era entrato in Firenze; e nel tempo medesimo il pontefice, pieno di incredibile timore e ansietà, si era ritirato in Castel Sant'Angelo, non accompagnato da altri cardinali che da Batista Orsino e da Ulivieri Caraffa napoletano. Ma il Vincola, Ascanio, i cardinali Colonnese e Savello e molt'altri non cessavano di fare instanza col re, che rimosso di quella sedia uno pontefice pieno di tanti vizi e abominevole a tutto 'l mondo se ne eleggesse un altro, dimostrandogli non essere meno glorioso al nome suo liberare dalla tirannide d'uno papa scelerato la Chiesa d'Iddio che fusse stato a Pipino e a Carlo magno suoi antecessori liberare i pontefici di santa vita dalle persecuzioni di coloro che ingiustamente gli opprimevano.
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