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      Ricordavangli questa deliberazione essere non manco necessaria per la sicurtà sua che desiderabile per la gloria: perché, come potrebbe mai confidarsi nelle promesse di Alessandro, uomo per natura pieno di fraude, insaziabile nelle cupidità, sfacciatissimo in tutte le sue azioni e, come aveva dimostrato l'esperienza, di ardentissimo odio contro al nome franzese? né che ora si riconciliava spontaneamente ma sforzato dalla necessità e dal timore? Per i conforti de' quali e perché il pontefice, nelle condizioni che si trattavano, recusava di concedere a Carlo Castel Sant'Angelo per assicurarlo di quello gli promettesse, furono due volte cavate l'artiglierie del palagio di San Marco, nel quale Carlo alloggiava, per piantarle intorno al castello. Ma né il re aveva per sua natura inclinazione a offendere il pontefice, e nel consiglio suo piú intimo potevano quegli i quali Alessandro con doni e con speranze s'aveva fatti benevoli. Però finalmente convennono: che tra 'l pontefice e il re fusse amicizia perpetua e confederazione per la difesa comune: che al re per sua sicurezza si dessino, per tenerle insino all'acquisto del reame di Napoli, le rocche di Civitavecchia, di Terracina e di Spuleto; benché questa non gli fu poi consegnata: non riconoscesse il pontefice offesa o ingiuria alcuna contro a cardinali, né contro a' baroni sudditi della Chiesa, i quali aveano seguitato le parti del re: investisselo il pontefice del regno di Napoli: concedessegli Gemin ottomanno fratello di Baiset, il quale dopo la morte di Maumet padre comune, perseguitato da Baiset (secondo la consuetudine efferata degli ottomanni, i quali stabiliscono la successione nel principato col sangue de' fratelli e di tutti i piú prossimi) e perciò rifuggito a Rodi e di quivi condotto in Francia, era finalmente stato messo in potestà di Innocenzio pontefice; donde Baiset, usando l'avarizia de' vicari di Cristo per instrumento a tenere in pace lo imperio inimico alla fede cristiana, pagava ciascun anno, sotto nome delle spese che si facevano in alimentarlo e custodirlo, ducati quarantamila a' pontefici, acciocché fussino manco pronti a liberarlo o a concederlo a altri príncipi contro a sé. Fece instanza Carlo d'averlo per facilitarsi col mezzo suo l'impresa contro a' turchi, la quale, enfiato da vane adulazioni de' suoi, pensava, vinti che avesse gli aragonesi, di incominciare.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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