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      Perché subito che Ferdinando fu partito da Roma cominciorono i frutti dell'odio che i popoli portavano ad Alfonso ad apparire, aggiugnendosi la memoria di molte acerbità usate da Ferdinando suo padre; donde, esclamando con grandissimo ardore delle iniquità de' governi passati e della crudeltà e superbia d'Alfonso, il desiderio della venuta de' franzesi palesemente dimostravano; in modo che le reliquie antiche della fazione angioina, benché congiunte con la memoria e col seguito di tanti baroni stati scacciati e incarcerati in vari tempi da Ferdinando, cosa per sé di somma considerazione e potente instrumento ad alterare, facevano in questo tempo, a comparazione dell'altre cagioni, piccolo momento: tanto senza questi stimoli era concitata e ardente la disposizione di tutto il regno contro ad Alfonso. Il quale, intesa che ebbe la partita del figliuolo da Roma, entrò in tanto terrore che, dimenticatosi della fama e gloria grande la quale con lunga esperienza aveva acquistato in molte guerre d'Italia, e disperato di potere resistere a questa fatale tempesta, deliberò di abbandonare il regno, rinunziando il nome e l'autorità reale a Ferdinando, e avendo forse qualche speranza che rimosso con lui l'odio sí smisurato, e fatto re uno giovane di somma espettazione, il quale non aveva offeso alcuno e quanto a sé era in assai grazia appresso a ciascuno, allenterebbe per avventura ne' sudditi il desiderio de' franzesi: il quale consiglio, se forse anticipato arebbe fatto qualche frutto, differito a tempo che le cose non solo erano in veemente movimento ma già cominciate a precipitare, non bastava piú a fermare tanta rovina.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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