Ma ritornato nel castello, e facendo abbruciare e sommergere le navi le quali erano nel porto, poi che altrimenti non poteva privarne gl'inimici, incominciò per qualche segno a sospettare che i fanti tedeschi, che in numero cinquecento stavano alla guardia del castello, pensassino di farlo prigione: però con subito consiglio donò loro le robe che in quello si conservavano. Le quali mentre che attendono a dividere, egli, avendo prima liberati di carcere, eccetto il principe di Rossano e il conte di Popoli, tutti i baroni avanzati alla crudeltà del padre e dell'avolo, uscito del castello per la porta del soccorso, montò in sulle galee sottili che l'aspettavano nel porto, e con lui don Federigo e la reina vecchia, moglie già dell'avolo, con Giovanna sua figliuola; e seguitato da pochissimi de' suoi navigò all'isola d'Ischia, detta dagli antichi Enaria, vicina a Napoli a trenta miglia: replicando spesso con alta voce, mentre che aveva innanzi agli occhi il prospetto di Napoli, il versetto del salmo del profeta che contiene essere vane le vigilie di coloro che custodiscono la città la quale da Dio non è custodita. Ma non se gli rappresentando oramai altro che difficoltà, ebbe a fare in Ischia esperienza della sua virtú, e della ingratitudine e infedeltà che si scuopre contro a coloro i quali sono percossi dalla fortuna; perché non volendo il castellano della rocca riceverlo se non con uno compagno solo, egli come fu dentro se gli gittò addosso con tanto impeto che con la ferocia e con la memoria dell'autorità regia, spaventò in modo gli altri che in potestà sua ridusse subito il castellano e la rocca.
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