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      Ma poiché da lui si differiva il rimedio, mandatavi gente, recuperorno, parte per forza parte per accordo, tutto quello che era stato occupato, eccetto Cascina, Buti e Vicopisano: nelle quali terre i pisani, non essendo potenti a resistere per tutto, avevano ristrette le forze loro.
      Né a Carlo in secreto era molesto il procedere de' pisani, la causa de' quali aveva fautori scopertamente molti de' suoi, indotti alcuni da pietà, per la impressione già fatta in quella corte che e' fussino stati dominati acerbamente, altri per opporsi al cardinale di San Malò il quale si dimostrava favorevole a' fiorentini; e sopra tutti il siniscalco di Belcari, corrotto con danari da' pisani ma molto piú perché, malcontento dell'essersi augumentata troppo la grandezza del cardinale, cominciava, secondo le variazioni delle corti, a essere discordante da lui, per la medesima ambizione per la quale, per avere compagnia a sbattere gli altri, l'aveva prima fomentato: e questi, non avendo rispetto a quello che convenisse all'onore e alla fede di tanto re, dimostravano essergli piú utile tenere i fiorentini in questa necessità e conservare Pisa in quello stato, almeno insino a tanto che avesse acquistato il regno di Napoli. Le persuasioni de' quali prevalendo appresso a lui, e però sforzandosi di nutrire l'una parte e l'altra con speranze varie, introdusse, mentre era in Roma, gl'imbasciadori de' fiorentini a udire in presenza sua le querele che gli facevano i pisani; per i quali parlò Burgundio Lolo cittadino di Pisa, avvocato concistoriale nella corte di Roma, lamentandosi acerbissimamente, i pisani essere stati tenuti, ottantotto anni, in sí iniqua e atroce servitú che quella città, la quale aveva già con molte nobilissime vittorie disteso lo imperio suo insino nelle parti dell'Oriente, e la quale era stata delle piú potenti e piú gloriose città di tutta Italia, fusse, per la crudeltà e avarizia de' fiorentini, condotta all'ultima desolazione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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