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      Desiderorno oltre a queste cose i confederati che tutta Italia fusse unita in una medesima volontà, e perciò feceno instanza che i fiorentini e il duca di Ferrara entrassino nella medesima confederazione. Ricusò il duca, richiestone innanzi che la lega si publicasse, di pigliare l'armi contro al re; e da altra parte, con cautela italiana, consentí che don Alfonso suo primogenito si conducesse col duca di Milano con cento cinquanta uomini d'arme, con titolo di luogotenente delle sue genti. Diversa era la causa de' fiorentini, invitati alla confederazione con offerte grandi, e che aveano giustissime cagioni di alienarsi dal re: perché, publicata che fu la lega, Lodovico Sforza offerse loro in nome di tutti i confederati, in caso vi entrassino, tutte le forze loro per resistere al re, se ritornando da Napoli tentasse di offendergli, e di aiutargli come prima si potesse alla recuperazione di Pisa e di Livorno; e da altra parte il re, disprezzate le promesse fatte in Firenze, né da principio gli aveva reintegrati nella possessione delle terre né dopo l'acquisto di Napoli restituite le fortezze, posponendo la fede propria e il giuramento al consiglio di coloro che, favorendo la causa de' pisani, persuadevano che i fiorentini, subito che ne fussino reintegrati, si unirebbono con gli altri italiani; a' quali si opponeva freddamente il cardinale di San Malò, benché avesse ricevuti molti danari, per non venire per causa loro in controversia con gli altri grandi. Né solo in questa ma in molte altre cose aveva dimostrato il re non tenere conto né della fede né di quello che gli potesse, in tempo tale, importare l'aderenza de' fiorentini; in modo che, querelandosi gli oratori loro della ribellione di Montepulciano, e facendo instanza che, come era tenuto, costrignesse i sanesi a restituirlo, rispose, quasi deridendo: - Che poss'io fare se i sudditi vostri per essere male trattati si ribellano?


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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