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      E nondimeno i fiorentini, non si lasciando traportare dallo sdegno contro alla propria utilità, deliberorno di non udire le richieste de' collegati; sí per non provocare di nuovo contro a sé, nel ritorno del re, l'armi franzesi, come perché potevano sperare piú la restituzione di quelle terre da chi l'aveva in mano; e perché confidavano poco in queste promesse, sapendo di essere esosi a' viniziani per l'opposizioni fatte in diversi tempi alle imprese loro, e conoscendosi manifestamente che Lodovico Sforza v'aspirava per sé.
      Nel quale tempo era già la riputazione de' franzesi cominciata a diminuire molto nel regno di Napoli, perché occupati da' piaceri, e governandosi a caso, non avevano atteso a cacciare gli aragonesi di quegli pochi luoghi che si tenevano per loro, come, se avessino seguitato il favore della fortuna, sarebbe succeduto facilmente. Ma molto piú era diminuita la grazia: perché se bene a' popoli il re molto liberale e benigno dimostrato si fusse, concedendo per tutto il reame tanti privilegi ed esenzioni che ascendevano ciascuno anno a piú di dugentomila ducati, nondimeno non erano state l'altre cose indirizzate con quell'ordine e prudenza che si doveva; perché egli, alieno dalle fatiche e dall'udire le querele e i desideri degli uomini, lasciava totalmente il peso delle faccende a' suoi, i quali, parte per incapacità parte per avarizia, confusono tutte le cose: perché la nobiltà non fu raccolta né con umanità né con premi, difficoltà grandissima a entrare nelle camere e udienze del re, non fatta distinzione da uomo a uomo, non riconosciuti se non a caso i meriti delle persone, non confermati gli animi di coloro che naturalmente erano alieni dalla casa d'Aragona, interposte molte difficoltà e lunghezze alla restituzione degli stati e de' beni della fazione angioina e degli altri baroni che erano stati scacciati da Ferdinando vecchio, fatte le grazie e i favori a chi gli procurava con doni e con mezzi straordinari, a molti tolto senza ragione a molti dato senza cagione, distribuiti quasi tutti gli uffici e i beni di molti ne' franzesi, donate con grandissimo dispiacere loro quasi tutte le terre di dominio (cosí chiamano quelle che sono solite a ubbidire immediatamente a' re), e la maggiore parte a' franzesi; cose tanto piú moleste a' sudditi quanto piú erano assuefatti a' governi prudenti e ordinati de' re aragonesi, e quanto piú del nuovo re promesso s'aveano.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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