Trattossi ancora in Siena del governo di quella città; perché molti degli ordini del popolo e de' riformatori, per deprimere la potenza dell'ordine del Monte de' nove, instavano che, introdotta una forma nuova di governo, e levata la guardia tenuta dal Monte de' nove al palagio publico, vi restasse una guardia di franzesi sotto la cura di Ligní: la quale offerta benché nel consiglio regio, come cosa poco durabile e impertinente al tempo presente, rifiutata fusse, nondimeno Ligní, il quale vanamente disegnava di farsene signore, ottenne che Carlo pigliasse in protezione con certi capitoli quella città, obligandosi alla difesa di tutto lo stato possedevano; eccetto che di Montepulciano, del quale disse non volere né per i fiorentini né per i sanesi intromettersi; e la comunità di Siena, con tutto che di questo non si facesse menzione nella capitolazione, elesse, con consentimento di Carlo, Ligní per suo capitano, promettendogli ventimila ducati per ciascun anno, con obligazione di tenervi un luogotenente con trecento fanti per guardia della piazza: che vi lasciò di quegli che erano con l'esercito franzese. La vanità delle quali deliberazioni presto apparí, perché non molto dipoi l'ordine de' nove, vendicatasi con l'armi la solita autorità, cacciò di Siena la guardia, e licenziò monsignore di Lilla che Carlo v'aveva lasciato per suo imbasciadore.
Lib.2, cap.6
I preparativi de' collegati contro i francesi. Intimazioni e minacce di Lodovico Sforza al duca d'Orliens che si fortifica in Asti.
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