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      La quale occasione non era ancora fuggita il dí seguente, benché il marisciallo, conosciuto il pericolo, avesse ritirato i suoi in luogo piú alto; ma non ebbono i capitani italiani ardire d'andare ad assaltargli, spaventati dalla fortezza del sito dove s'erano ridotti, e dal credere che l'antiguardia fusse piú grossa, e forse piú vicino il resto dell'esercito. Ed è certo che, in questo dí, non erano ancora finite di raccorsi insieme tutte le genti viniziane; le quali avevano tardato tanto a unirsi tutte nell'alloggiamento della Ghiaruola che è manifesto che se Carlo non avesse soggiornato tanto per il cammino, come in Siena in Pisa e in molti luoghi soggiornò, senza bisogno, sarebbe passato innanzi senza impedimento o contrasto alcuno. Il quale, unito alla fine con l'antiguardia, alloggiò il dí prossimo con tutto l'esercito a Fornuovo.
      Non aveano creduto mai i príncipi confederati che il re, con esercito tanto minore, ardisse di passare per il cammino diritto l'Apennino; e però si erano da principio persuasi che egli, lasciata la piú parte delle genti a Pisa, se n'andrebbe col resto in sull'armata marittima in Francia: e dipoi inteso che pure seguitava il cammino per terra, avevano creduto che egli, per non si appropinquare al loro esercito, disegnasse di passare la montagna per la via del borgo di Valditaro e del monte di Centocroce, monte molto aspro e difficile, per condursi nel tortonese, con speranza d'avere a essere rincontrato dal duca d'Orliens nelle circostanze d'Alessandria.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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