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      Ma il marisciallo di Gies, vedendo che oltre allo squadrone del conte era in sulla ripa di là dal fiume un altro colonnello di uomini di arme ordinato alla battaglia, non permesse a' suoi che gli seguitassino: consiglio che dapoi ne' discorsi degli uomini fu da molti riputato prudente, da molti, che consideravano forse meno la ragione che l'evento, piú presto vile che circospetto; perché non si dubita che se gli avesse seguitati, il conte col suo colonnello voltava le spalle, empiendo di tale spavento tutto 'l resto delle genti rimaste di là dal fiume che sarebbe stato quasi impossibile a ritenerle che non fuggissino. Perché il marchese di Mantova, il quale, fuggendo gli altri, ripassò con una parte de' suoi di là dal fiume, piú stretto e ordinato che e' potette, le trovò in modo sollevate che, cominciando ognuno a pensare di salvare sé e le sue robe, già la strada maestra per la quale si va da Piacenza a Parma era piena d'uomini di cavalli e di carriaggi che si ritiravano a Parma: il quale tumulto si fermò in parte con la presenza e autorità sua, perché mettendogli insieme andò riordinando le cose. Ma le fermò molto piú la giunta del conte di Pitigliano, il quale, in tanta confusione dell'una parte e dell'altra, presa l'occasione se ne fuggí nel campo italiano, dove confortando, ed efficacemente affermando che in maggiore disordine e spavento si trovavano gl'inimici, confermò e assicurò assai gli animi loro. Anzi fu affermato quasi comunemente che, se non fussino state le parole sue, che o allora o almeno la notte seguente, si levava con grandissimo terrore tutto l'esercito.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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