Questa fu la battaglia fatta tra gl'italiani e franzesi in sul fiume del Taro, memorabile perché fu la prima che, da lunghissimo tempo in qua, si combattesse con uccisione e con sangue, in Italia; perché innanzi a questa morivano pochissimi uomini in uno fatto d'arme. Ma in questa, se bene dalla parte de' franzesi ne morirono meno di dugento uomini, degli italiani furno morti piú di trecento uomini d'arme, e tanti altri che ascesono al numero di tremila uomini; tra' quali Rinuccio da Farnese, condottiere de' viniziani, e molti gentiluomini di condizione: e rimase in terra per morto, percosso di una mazza ferrata in su l'elmetto, Bernardino dal Montone, condottiere medesimamente de' viniziani, ma chiaro piú per la fama di Braccio dal Montone suo avolo, uno de' primi illustratori della milizia italiana, che per propria fortuna o virtú. E fu piú maravigliosa agli italiani tanta uccisione perché la battaglia non durò piú di una ora, e perché, combattendosi da ogni parte con la fortezza propria e con l'armi, s'adoperorno poco l'artiglierie. Sforzossi ciascuna delle parti di tirare a sé la lama della vittoria e dell'onore di questo giorno. Gl'italiani, per essere stati salvi i loro alloggiamenti e carriaggi, e per il contrario l'averne i franzesi perduti molti e tra gli altri parte de' padiglioni propri del re; gloriandosi, oltre a questo, che arebbono sconfitti gl'inimici se una parte delle genti loro, destinata a entrare nella battaglia, non si fusse voltata a rubare; il che essere stato vero non negavano i franzesi.
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