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      E per chiudere da ogni parte a quegli di dentro la via delle vettovaglie, il marchese di Mantova assaltò il monasterio di San Francesco propinquo alle mura di Novara, ed espugnatolo vi messe in guardia dugento uomini d'arme e tremila fanti tedeschi: donde gli eserciti si sgravorono di molte fatiche, restando assicurata la strada per la quale si conducevano le loro vettovaglie e serrata la via della porta di verso il monte di Biandrana, che era la via piú facile a entrare in Novara. Espugnò di piú il dí seguente il bastione fatto da' franzesi alla punta del borgo di San Nazaro, e la notte prossima tutto il borgo e l'altro bastione contiguo alla porta; nel quale messe la guardia, e fortificò il borgo: dove il conte di Pitigliano, che era stato condotto da' viniziani con titolo di governatore, ferito d'uno archibuso appresso alla cintura, stette in grave pericolo di morte. Per i quali progressi il duca d'Orliens, diffidandosi di potere piú difendere gli altri borghi, i quali quando si ritirò in Novara aveva fortificati, fattovi mettere fuoco, la notte seguente ridusse tutti i suoi alla guardia solamente della città, sostentandosi nella estremità della fame con la speranza del soccorso, che gli cresceva; perché essendo pure cominciati ad arrivare i svizzeri, l'esercito franzese, passato il fiume della Sesia, era uscito ad alloggiare in campagna un miglio fuora di Vercelli, e messa guardia in Bolgari aspettava il resto de' svizzeri, credendosi che come fussino arrivati si andrebbe subitamente a soccorrere Novara: cosa piena di molte difficoltà, perché le genti italiane erano alloggiate in forte sito e con gagliardi ripari, e il cammino da Vercelli a Novara era cammino copioso d'acque, e difficile per i fossi molto larghi e profondi de' quali è pieno il paese; e tra Bolgari, guardato da' franzesi, e l'alloggiamento degli italiani era Camariano, guardato da essi.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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