Per le quali difficoltà non appariva nell'animo del re né degli altri molta prontezza. E nondimeno, se tutto il numero de' svizzeri fusse arrivato piú presto, arebbono tentata la fortuna della battaglia: l'evento della quale non poteva essere se non molto dubbio per ciascuna delle parti. E però, conoscendosi il pericolo da tutti, non mancavano continuamente tra il re di Francia e il duca di Milano secrete pratiche di concordia; benché con poca speranza, per la diffidenza grande che era tra loro, e perché l'uno e l'altro, per mantenersi in maggiore riputazione, dimostrava di non averne desiderio.
Ma il caso aperse uno altro mezzo piú espedito a tanta conclusione. Perché essendo in quegli medesimi dí morta la marchesana di Monferrato, e trattandosi di chi dovesse pigliare il governo di un piccolo figliuolo che aveva lasciato, al quale governo aspiravano il marchese di Saluzzo e Costantino fratello della marchesana morta, uno degli antichi signori di Macedonia, occupata molti anni innanzi da Maumeth ottomanno, il re, desideroso della quiete di quello stato, mandò, per ordinarlo secondo il consenso de' sudditi, Argenton a Casale Cervagio; dove essendo similmente andato, per condolersi della medesima morte, un maestro di casa del marchese di Mantova, nacque, tra questi due, ragionamento del beneficio che riporterebbe ciascuna delle parti della pace; il quale ragionamento procedé tanto avanti che, avendo Argenton, per conforto suo scritto sopra il medesimo a' proveditori viniziani, ripetendo le cose cominciate a trattare con loro insino in sul Taro, essi prestando orecchi e comunicando co' capitani del duca di Milano, finalmente tutti concordi mandorono a ricercare il re, il quale era venuto a Vercelli, che deputasse alcuni de' suoi, acciocché in qualche luogo comodo si conducessino a parlamento con quegli i quali sarebbono deputati da loro: il che avendo il re consentito, si congregorno il dí seguente, tra Bolgari e Camariano, per i viniziani il marchese di Mantova e Bernardo Contarino proveditore de' loro stradiotti, per il duca di Milano Francesco Bernardino Visconte, e per il re di Francia il cardinale di San Malò, il principe d'Oranges, il quale passato nuovamente di qua da' monti aveva per commissione del re la cura principale di tutto l'esercito, il marisciallo di Gies, Pienes e Argenton.
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