Non sono già io di quegli che affermi che il duca di Milano osserverà questa capitolazione; ma essendovi da lui e da' genovesi dati gli ostaggi, e depositando il castelletto secondo la forma de' capitoli, n'arete pure qualche arra e qualche pegno. Né sarebbe però da maravigliarsi molto che egli, per non avere a essere sempre il primo percosso da voi, desiderasse la pace; né hanno per sua natura le leghe, dove intervengono molti, tale fermezza o tale concordia che non si possa sperare d'averne a raffreddare o a disunire dagli altri qualcuno: ne' quali ogni piccola apertura che noi facessimo, ogni piccolo spiraglio che ci apparisse, aremmo la vittoria facile e sicura. Io finalmente vi conforto, re cristianissimo, all'accordo, non perché per se stesso sia utile o laudabile ma perché appartiene a' príncipi savi, nelle deliberazioni difficili e moleste, approvare per facile e desiderabile quella che sia necessaria o che sia manco di tutte l'altre ripiena di difficoltà e di dispiacere. -
Ripigliò il duca d'Orliens le parole del principe di Oranges, e con tanta acerbità che, trascorrendo l'uno e l'altro impetuosamente dalle parole calde alle ingiuriose, Orliens, presenti tutti, lo smentí; e nondimeno la inclinazione della maggiore parte del consiglio e quasi di tutto l'esercito era che s'accettasse la pace, potendo tanto in tutti, e non meno nel re che negli altri, la cupidità del ritornarsene in Francia che impediva il conoscere il pericolo del regno di Napoli, e quanto fusse ignominioso il lasciare perdere innanzi agli occhi propri Novara, e la partita d'Italia con condizioni, per la incertitudine della osservanza, cosí inique: la quale deliberazione fu con tanta caldezza favorita dal principe di Oranges che molti dubitorono che a requisizione del re de' romani, al quale era deditissimo, non riguardasse meno all'interesse del duca di Milano che a quello del re di Francia.
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