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      Però andativi con grande apparato, e con grande ardire e accesa disposizione di tutto il campo, che alloggiava a San Rimedio luogo vicino al borgo, assaltorono con tale valore da tre bande il bastione, della disposizione del quale e de' ripari aveano informazione da Pagolo Vitelli, che molto presto messono in fuga quegli che lo difendevano; e seguitandogli entrorono alla mescolata con essi nel borgo, per un ponte levatoio che si congiugneva col bastione, ammazzando e facendo prigioni molti di loro. Né è dubbio che col medesimo impeto e senza avere aiuto dalla cittadella arebbono nel tempo medesimo, per la porta dove già erano entrati alcuni de' loro uomini d'arme, acquistata Pisa, perché i pisani messi in fuga niuna resistenza faceano; ma il castellano, vedendo le cose riuscire a fine contrario di quello che aveva disegnato, cominciò a tirare con l'artiglierie alle genti de' fiorentini: dal quale improviso accidente sbigottiti i commissari e i condottieri, essendo già dall'artiglierie stati morti e feriti molti soldati, tra' quali Pagolo Vitelli ferito in una gamba, disperati di potere con l'opposizione della cittadella pigliare in quel dí Pisa, fatto sonare a raccolta, feciono ritirare le genti, restando in potestà loro il borgo acquistato, benché fra pochi giorni fussino necessitati di abbandonarlo, perché battuti continuamente dall'artiglierie della cittadella danno grandissimo vi ricevevano; e si ritirorno verso Cascina, attendendo che provisioni facesse piú il re contro a sí manifesta contumacia de' suoi medesimi.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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