E a questo successo s'era aggiunto che, poco poi che fu passato il re di Francia, avevano rotto appresso a Montepulciano le genti de' sanesi e fatto prigione Giovanni Savello loro capitano. Speravano inoltre Verginio e Piero de' Medici d'ottenere ricetto e qualche comodità da' perugini: non solo perché i Baglioni, i quali con l'armi e col seguito de' partigiani dominavano quasi quella città, erano congiunti a Verginio, seguitando ciascuno di loro il nome della fazione guelfa, e perché con Lorenzo padre di Piero, e poi con Piero mentre era in Firenze, avevano tenuto strettissima amicizia e stati favoriti sempre contro a' movimenti degl'inimici, ma ancora perché, essendo sottoposti alla Chiesa, benché piú nelle dimostrazioni che negli effetti, si credeva che in questo che non apparteneva principalmente allo stato loro avessino a cedere alla volontà del pontefice, aggiugnendovisi massimamente l'autorità de' viniziani e del duca di Milano.
Partiti adunque con queste speranze Verginio e Piero de' Medici di terra di Roma, persuadendosi che i fiorentini, divisi tra loro medesimi e assaltati col nome de' confederati da tutti i vicini, potessino con fatica resistere, poi che ebbono soggiornato qualche dí tra Terni e Todi e in quelle circostanze, dove Verginio attendendo ad abbassare per tutto la fazione ghibellina traeva da' guelfi danari e aiuto di genti, si pose a campo in favore de' perugini a Gualdo, terra posseduta dalla comunità di Fuligno ma venduta prima per seimila ducati dal pontefice a' perugini, accesi non tanto dal desiderio di possederla quanto dalla contenzione delle parti, per le quali tutte le terre circostanti si trovavano allora in grandissimi movimenti.
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