Temevano ancora i viniziani e il duca che i fiorentini, come il re avesse passato i monti, non facessino nella riviera di Genova qualche movimento; però ricercorono Giovanni Bentivogli che con trecento uomini d'arme, co' quali era condotto da' confederati, assaltasse da' confini di Bologna i fiorentini, promettendogli che nel tempo medesimo sarebbono molestati da' sanesi e dalle genti che erano in Pisa, e offerendogli di obligarsi, in caso che occupasse la città di Pistoia, a conservarvelo: di che benché il Bentivoglio desse loro speranza, nondimeno, avendone l'animo molto lontano, e temendo non poco della venuta de' franzesi, mandò occultamente al re a scusarsi delle cose passate per la necessità del sito nel quale è posta Bologna, e a offerire di volere dependere da lui, e di astenersi per rispetto suo da molestare i fiorentini.
Ma non bastava la volontà del re, benché ardentissima, a mettere a esecuzione le cose deliberate, con tutto che l'onore proprio e i pericoli del regno di Napoli ricercassino prestissima espedizione; perché il cardinale di San Malò, in cui mano era oltre al maneggio delle pecunie la somma di tutto il governo, benché apertamente non contradicesse, differiva tanto, con allungare i pagamenti necessari, tutte l'espedizioni che provisione alcuna a effetto non si conduceva; mosso, o per parergli migliore mezzo a perpetuare la sua grandezza, non facendo spesa alcuna che non appartenesse o all'utilità presente o a' piaceri del re, non avere cagione di proporre ogni dí difficoltà di cose e necessità di danari, o perché, come molti dubitavano, corrotto da premi e da speranze, avesse secreta intelligenza o col pontefice o col duca di Milano: né a questo rimediavano i conforti e i comandamenti del re, pieni qualche volta di sdegno e di parole ingiuriose, perché conoscendo quale fusse la sua natura gli sodisfaceva con promesse contrarie agli effetti.
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