Cosí non mancando quasi altro alla recuperazione di tutto il regno che Taranto e Gaeta e alcune terre tenute da Carlo de Sanguine, e il monte di Santo Angelo, donde don Giuliano dell'Oreno infestava con somma laude i paesi circostanti, Ferdinando, collocato in somma gloria e in speranza grande di avere a essere pari alla grandezza de' suoi maggiori, andato a Somma, terra posta nelle radici del monte Vesevo, dove era la reina sua moglie, o per le fatiche passate o per disordini nuovi infermò sí gravemente che, portato già quasi senza speranza di salute a Napoli, finí fra pochi dí la vita sua, non finito l'anno dalla morte d'Alfonso suo padre: lasciato, per la vittoria acquistata, e per la nobiltà dell'animo e per molte virtú regie le quali in lui non mediocremente risplendevano, non solo in tutto il suo regno ma eziandio per tutta Italia, grandissima opinione del suo valore. Morí senza figliuoli, e però gli succedette don Federigo suo zio, avendo quel reame veduto in tre anni cinque re. Al quale, venuto subito dall'assedio di Gaeta, la reina vecchia sua matrigna consegnò Castelnuovo; benché per molti si dubitasse non lo volesse ritenere per Ferdinando re di Spagna, suo fratello. Nel quale accidente si dimostrò egregia verso Federigo non solo la volontà del popolo di Napoli ma eziandio de' príncipi di Salerno e di Bisignano e del conte di Capaccio; i quali in Napoli furono i primi che chiamorono il nome suo e, allo scendere suo di nave, i primi che, fattisigli incontro, lo salutorno come re: contenti molto piú di lui che del re morto, per la mansuetudine del suo ingegno, e perché già era nata non piccola suspizione che Ferdinando avesse in animo, come prima fussino stabilite meglio le cose sue, di perseguitare ardentemente tutti coloro che in modo alcuno si fussino dimostrati fautori de' franzesi.
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