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      La passata sua in Italia fu con pochissimo numero di gente, dando voce che prestamente passerebbe insino alla somma la quale era obligato di menare; e si fermò a Vigevano. Ove in presenza di Lodovico e del cardinale di Santa Croce, mandatogli legato dal pontefice, e degli altri oratori de' collegati, fu ragionato che andasse nel Piemonte, per pigliare Asti e separare dal re di Francia il duca di Savoia e il marchese di Monferrato: i quali, come membri dependenti dallo imperio, ricercò che andassino a parlare seco in qualche terra del Piemonte; ma essendo le forze sue da disprezzare né corrispondendo gli effetti all'autorità del nome imperiale, né alcuno di essi consentí di andare a lui, né dell'impresa d'Asti v'era speranza che avesse a succedere prosperamente. Fece similmente instanza che andasse a lui il duca di Ferrara, il quale sotto nome di feudatario dello imperio possedeva le città di Modona e di Reggio, offerendogli per sicurtà sua la fede di Lodovico suo genero; il quale ricusò di andarvi, allegando cosí convenire all'onore suo, per tenere ancora in diposito il castelletto di Genova. Però Lodovico, il quale stimolato dalla sua antica cupidità e dal dispiacere che Pisa, tanto desiderata da sé, cadesse con pericolo di tutta Italia in potestà de' viniziani desiderava sommamente di interrompere questa cosa, confortò Cesare che andasse a quella città; persuadendosi, con discorso pieno di fallacie, che i fiorentini, impotenti a resistere a lui e alle forze de' collegati, si rimoverebbono per necessità dalla congiunzione del re di Francia, né potrebbono ricusare di dare arbitrio a Cesare che, se non per concordia almeno per via di giustizia, terminasse le differenze loro co' pisani; e che in sua mano si deponesse Pisa con tutto il contado: alle quali cose egli sperava con l'autorità sua di fare consentire i pisani, e che i viniziani, concorrendovi massime la volontà di tutti gli altri confederati, non si opporrebbono a una conclusione la quale si dimostrava con tanto beneficio comune e onestissima per sua natura.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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