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      Perché e questo anno medesimo avevano continuata sempre la guerra co' pisani: nella quale erano stati vari gli accidenti, e memorabili piú per la perizia dell'armi dimostrata in molte opere militari da ciascuna delle parti, e per l'ostinazione con la quale le cose si trattavano, che per la grandezza degli eserciti o per la qualità de' luoghi intorno a quali si combatteva, che erano castella ignobili e in sé di piccolo momento. Perché avendo le genti de' fiorentini, poco poi che la cittadella fu data a' pisani e innanzi che a Pisa sopravenissino gli aiuti de' viniziani, preso il castello di Buti e accampatisi a Calci, e innanzi lo pigliassino, per assicurarsi delle vettovaglie, cominciato a fabricare un bastione in sul monte della Dolorosa, furono i fanti che vi erano a guardia, per la negligenza loro, rotti dalle genti de' pisani; e poco dipoi, essendo Francesco Secco con molti cavalli alloggiato nel borgo di Buti, acciocché le vettovaglie potessino andare sicuramente a Ercole Bentivogli, il quale con la fanteria de' fiorentini era intorno alla piccola fortezza del monte della Verrucola, assaltato allo improviso da fanti usciti di Pisa, ed essendo in luogo difficile a adoperarsi i cavalli, ne perdé non piccola parte. Per i quali successi parendo piú prospere le cose de' pisani, e con speranza di procedere a maggiore prosperità perché già cominciavano ad arrivare gli aiuti de' viniziani, Ercole Bentivoglio che alloggiava nel castello di Bientina, inteso che Giampaolo Manfrone condottiere de' viniziani era con la prima parte delle genti loro arrivato a Vico Pisano, vicino a Bientina a due miglia, simulando timore, e ora uscendo in campagna ora, come si scoprivano le genti venete, ritirandosi in Bientina, poiché lo vedde ripieno d'audacia e di inconsiderazione, lo condusse con grande astuzia un giorno in un aguato, dove lo ruppe con perdita della piú parte de' fanti e de' cavalli, seguitandolo insino alle mura di Vico Pisano: ma perché la vittoria non fusse del tutto lieta, quando volleno ritirarsi, Francesco Secco, il quale quella mattina si era unito con Ercole, fu morto da uno archibuso.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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