La quale risposta non sodisfacendo a Cesare, desideroso che innanzi a ogni cosa entrassino nella lega, ricevendo la parola da lui della reintegrazione alla possessione di Pisa infra uno termine conveniente, non ebbono, dopo molte discussioni, da lui altra risposta se non che, in sul molo di Genova, quando già entrava in mare, rispose loro che dal legato del pontefice che era in Genova intenderebbono la sua volontà: dal quale rimessi al duca, che da Tortona, insino dove aveva accompagnato Cesare, era ritornato a Milano, andorono a quella città. E avendo già dimandata l'udienza, sopragiunseno commissioni da Firenze, dove si era saputo il progresso della loro legazione, che senza cercare altra risposta se ne tornassino alla patria: però venuti all'ora deputata innanzi al duca, convertirono la dimanda della risposta in significargli che, ritornandosene a Firenze, non avevano ricusato d'allungare il cammino per fargli, innanzi che uscissino del suo stato, riverenza, come conveniva all'amicizia che teneva seco la loro republica.
Aveva il duca, presupponendo che avessino a dimandargli la risposta, per ostentare, come faceva spesso, la sua eloquenza e le sue arti e prendersi piacere dell'altrui calamità, convocato tutti gli oratori de' collegati e tutto il suo consiglio; ma restando maravigliato e confuso di questa proposta, né potendo celare il suo dispiacere, gli dimandò che risposta avessino avuta da Cesare. Alla quale dimanda, replicando essi che, secondo le leggi della loro republica, non potevano con altro principe trattare le sue commissioni che con quello al quale erano destinati imbasciadori, rispose tutto turbato: - Dunque, se noi vi daremo la risposta per la quale sappiamo che Cesare v'ha rimesso a noi, non la vorrete udire?
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