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      Riportò la laude principale di questa vittoria Vitellozzo, perché la fanteria da Città di Castello, stata disciplinata innanzi da' fratelli e da lui al modo delle ordinanze oltramontane, fu questo dí aiutata grandemente dall'industria sua; perché avendogli armati di lancie piú lunghe circa un braccio di quello che era l'usanza comune, ebbono tanto vantaggio quando da lui furono condotte a urtarsi co' fanti degl'inimici che, offendendo loro senza essere offesi, per la lunghezza delle lancie, gli messono in fuga facilmente; e con tanto maggiore onore quanto nella battaglia contraria erano ottocento fanti tedeschi, della quale nazione avevano i fanti italiani sempre, dopo la passata del re Carlo, avuto grandissimo terrore. Dopo questa vittoria cominciorono i vincitori a correre senza ostacolo per tutto il paese di qua dal Tevere, e dipoi passata una parte delle genti di là dal fiume sotto Monte Ritondo, correvano per quella strada che sola era restata sicura. Per i quali pericoli il pontefice, soldando di nuovo molta gente, chiamò del regno di Napoli in soccorso suo Consalvo e Prospero Colonna. E nondimeno, pochi dí poi, interponendosi con grande studio gli oratori de' viniziani per beneficio degli Orsini, e lo spagnuolo per timore che da questo principio non nascesse nelle cose della lega maggiore disordine, fu fatta pace; con inclinazione molto pronta cosí del pontefice, alienissimo per natura dallo spendere, come degli Orsini, i quali, non avendo danari ed essendo abbandonati da ciascuno, conoscevano essere necessario che alla fine cedessino alla potenza del pontefice.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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