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      Avuta Ostia, Consalvo quasi trionfante entrò in Roma, con cento uomini d'arme dugento cavalli leggieri e mille cinquecento fanti, tutti soldati spagnuoli, menandosi innanzi il castellano come prigione, il quale poco poi liberò; e incontrato da molti prelati, dalla famiglia del pontefice e di tutti i cardinali, concorrendo tutto il popolo e tutta la corte, cupidissimi di vedere un capitano il nome del quale risonava già chiarissimamente per tutta Italia, fu condotto al papa residente in concistorio; il quale, ricevutolo con grandissimo onore, gli donò la rosa, solita a donarsi ogni anno da' pontefici, in testimonianza del suo valore. Ritornò poi a unirsi col re Federigo: il quale, assaltato lo stato del prefetto di Roma, aveva preso tutte le terre che, tolte nell'acquisto del regno al marchese di Pescara, gli erano state donate dal re di Francia; e presa Sora e Arci, ma non le rocche, era a campo a Rocca Guglielma, avendo per accordo conseguito lo stato del conte d'Uliveto, già, innanzi vendesse quello ducato al prefetto, duca di Sora. E nondimeno in queste prosperità non mancavano a Federigo molte molestie; non solo dagli amici, perché Consalvo teneva in nome de' suoi re una parte della Calavria, ma eziandio dagli inimici riconciliati. Perché essendo stato una sera, uscendo di Castenuovo di Napoli, ferito gravemente da uno certo greco il principe di Bisignano, entrò tanto terrore nel principe di Salerno che questo non fusse stato fatto per ordine del re, in vendetta dell'offese passate, che subito, non dissimulando la causa del sospetto, se n'andò da Napoli a Salerno; e benché il re mandasse in potestà sua il greco, che era in carcere, per giustificarlo, che egli (come era la verità) l'aveva ferito per ingiuria ricevuta molti anni innanzi da lui nella persona della sua moglie, nondimeno, come nell'antiche e gravi inimicizie è difficile stabilire fedele reconciliazione, perché è impedita o dal sospetto o dalla cupidità della vendetta, non si potette mai piú il principe disporre a fidarsi di lui.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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