Di maggiore momento fu il principio che si fece per il Triulzio. Il quale, desideroso di dare occasione che la guerra si accendesse nel ducato di Milano, ancora che la commissione del re fusse che prima s'attendesse alle cose di Genova e di Savona, prese il Bosco, castello importante nel contado d'Alessandria, sotto pretesto che, per sicurtà delle genti che erano andate nella riviera, fusse necessario impedire a quegli del duca di Milano la facoltà di condursi da Alessandria in quello di Genova; e nondimeno, per non contrafare manifestamente al comandamento del re, non procedé piú avanti, perdendo grandissima occasione; perché il paese circostante era tutto, per l'occupazione del Bosco, in grandissima sollevazione, altri per timore altri per cupidità di cose nuove, non essendo per il duca da quella parte piú di cinquecento uomini d'arme e seimila fanti, e cominciando Galeazzo Sanseverino, il quale era in Alessandria, [dove] medesimamente si ritirò il conte di Gaiazzo, a diffidarsi di poterla difendere senza maggiori forze: e già Lodovico, non manco timido in questa avversità che per natura fusse in tutte l'altre, ricercava il duca di Ferrara che interponesse tra il re di Francia e lui qualche concordia. Ma il soprasedere del Triulzio tra 'l Bosco e Novi dette tempo a Lodovico di provedersi, e a' viniziani, i quali concorrendo prontissimamente alla sua difesa avevano prima mandato a Genova mille cinquecento fanti, di mandare in Alessandria molti uomini d'arme e cavalli leggieri; e ultimatamente commessono al conte di Pitigliano, capo delle loro genti, perché il marchese di Mantova si era rimosso dagli stipendi veneti, che con la maggiore parte andasse in aiuto di quello stato.
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