Alla qual cosa, poiché furono andati dall'una parte all'altra piú volte imbasciadori, prevalendo finalmente, come quasi sempre, l'arti spagnuole, contrassono tregua per sé e per i sudditi e dependenti suoi, e per quegli ancora che qualunque d'essi nominasse; la quale tregua, cominciando tra loro il quinto dí di marzo ma tra i nominati cinquanta dí poi, durasse per tutto il mese d'ottobre prossimo. Nominò ciascuno di essi quegli potentati e stati italiani che erano confederati e aderenti suoi, e i re di Spagna nominorno di piú il re Federigo e i pisani. Convenneno oltre a questo di mandare a Mompolieri uomini propri per trattare la pace dove potessino intervenire gli oratori degli altri collegati; e in questa pratica davano i re di Spagna speranza di potere con qualche giustificata occasione congiugnersi col re di Francia contro agli italiani, proponendo, insino allora, partiti di dividersi il regno di Napoli. La quale tregua benché fatta senza partecipazione de' collegati d'Italia fu nondimeno grata a tutti, e specialmente al duca di Milano, desiderosissimo che la guerra si rimovesse del suo dominio.
Ma essendo restata libera in Italia la facoltà dell'offendersi insino al vigesimo quinto dí di aprile, il Triulzio e Batistino, e con loro Serenon, ritornati con cinquemila uomini nella riviera di ponente, assaltorono la terra d'Albinga, la quale benché avessino al primo assalto quasi tutta occupata, nondimeno disordinatisi nell'entrarvi ne furno cacciati da poco numero degli inimici.
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