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      Ma questa proposta fu dall'oratore viniziano contradetta come molto perniciosa alla salute comune, allegando la inclinazione de' fiorentini al re di Francia essere tale che, eziandio con questo beneficio, non era da confidarsi di loro se non davano sicurtà bastante di osservare quello promettessino, e in cose di tanto momento nessuna sicurtà bastare se non il deporre Livorno in mano de' collegati: cosa proposta artificiosamente da lui, perché, sapendo che mai consentirebbono di deporre luogo sí importante allo stato loro, gli restasse facoltà maggiore di contradire; il che essendo dipoi succeduto come pensava, s'oppose con tale caldezza che, non avendo il pontefice e l'oratore del duca di Milano ardire di contradirgli per non gli alienare dalla loro congiunzione, non si seguitò questo ragionamento; e si cominciò per il pontefice e i viniziani nuovo disegno per divertire con violenza i fiorentini dalla amicizia franzese: dando animo a chi pensava di offendergli le male condizioni di quella città, nella quale era tra' cittadini non piccola divisione causata dalla forma del governo.
      Perché quando fu fondata da principio l'autorità popolare non erano stati mescolati quegli temperamenti che, insieme con l'assicurare co' modi debiti la libertà, impedissino che la republica non fusse disordinata dalla imperizia e dalla licenza della moltitudine. Però, essendo in minore prezzo i cittadini di maggiore condizione che non pareva conveniente, e sospetta da altra parte al popolo la loro ambizione, e intervenendo spesso nelle deliberazioni importanti molti che n'erano poco capaci, e scambiandosi di due mesi in due mesi il supremo magistrato al quale si referiva la somma delle cose piú ardue, si governava la republica con molta confusione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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