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      Aggiugnevasi l'autorità grande del Savonarola, gli uditori del quale si erano ristretti quasi in tacita intelligenza, ed essendo tra loro molti cittadini di onorate qualità, e prevalendo ancora di numero a quegli che erano di contraria opinione, pareva che i magistrati e gli onori publici si distribuissino molto piú ne' suoi seguaci che negli altri; e per questo essendosi manifestamente divisa la città, l'una parte con l'altra ne' consigli publici si urtava, non si curando gli uomini, come accade nelle città divise, di impedire il bene comune per sbattere la riputazione degli avversari. Faceva piú pericolosi questi disordini, che oltre a' lunghi travagli e gravi spese tollerate da quella città v'era quell'anno carestia grandissima, per il che si poteva presumere che la plebe affamata desiderasse cose nuove.
      La quale mala disposizione détte speranza a Piero de' Medici, incitato oltre a queste occasioni da alcuni cittadini, di potere facilmente ottenere il desiderio suo. Però ristretti i suoi consigli con Federigo cardinale da San Severino, antico amico suo, e con l'Alviano, e stimolato occultamente da' viniziani, a' quali pareva che per i travagli de' fiorentini si stabilissino le cose di Pisa, deliberò di tentare di entrare furtivamente in Firenze; massime poi che fu avvisato essere stato creato gonfaloniere di giustizia, che era capo del magistrato supremo, Bernardo del Nero, uomo di gravità e d'autorità grande e stato lungamente amico paterno e suo, ed essere eletti al medesimo magistrato alcuni altri i quali, per le dependenze vecchie, credeva che avessino inclinazione alla sua grandezza.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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