La quale convenzione, per se stessa invalida, fu, se è vero quello che asseriscono i franzesi, vacante allora la sedia imperiale, confermata con l'autorità pontificale: perché i pontefici romani, fondandosi in sulle leggi fatte da loro medesimi, pretendono appartenersi a sé l'amministrazione dello imperio vacante. E però, essendo poi per la morte di Filippo Maria Visconte mancati i discendenti maschi di Giovan Galeazzo, cominciò Carlo duca di Orliens, figliuolo di Valentina, a pretendere alla successione di quello ducato; al quale (come l'ambizione de' príncipi è pronta ad abbracciare ogni apparente colore) pretendevano nel tempo medesimo e Federigo imperadore, come a stato che, estinta la linea nominata nella investitura fatta da Vincislao re de' romani a Giovan Galeazzo, fusse ricaduto allo imperio, e Alfonso re di Aragona e di Napoli, stato instituito erede nel testamento di Filippo. Ma essendo state piú potenti l'armi l'arti e la felicità di Francesco Sforza, il quale, per accompagnare l'armi con qualche apparenza di ragione, allegava dovere succedere Bianca sua moglie, figliuola unica ma naturale di Filippo, Carlo d'Orliens il quale, nelle guerre tra gl'inghilesi e i franzesi fatto prigione nella giornata di Dangicort, era dimorato venticinque anni prigione in Inghilterra, non potette per la povertà e per la mala fortuna sua tentare da se medesimo di ottenerla, né da Luigi undecimo re di Francia, benché congiuntissimo di sangue, impetrare mai aiuto alcuno; perché quel re, essendo stato nel principio del suo regnare molto infestato da' signori grandi del reame di Francia, i quali sotto titolo del bene publico gli congiurorno contro per interessi e sdegni privati, riputò sempre che per la bassezza de' potenti la sicurtà e la grandezza sua si confermasse.
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