Dopo il quale successo, il pontefice, mostrando essergli molesta la turbazione del paese propinquo a Roma, si interpose alla concordia: la quale mentre che con non troppo buona fede si tratta da lui, secondo la sua duplicità, gli Orsini, raccolte nuove forze, andorono a campo a Palombara terra principale de' Savelli; e si preparavano per andare a soccorrerla i Colonnesi, che dopo la vittoria avevano occupate molte castella de' Conti. Ma accortasi l'una parte e l'altra che 'l pontefice, dando animo ora a' Colonnesi ora agli Orsini, nutriva la guerra, per potere alla fine quando fussino consumati opprimergli tutti, si ridussono senza interposizione d'altri a parlamento insieme a Tivoli, dove il dí medesimo conchiusono l'accordo: per il quale fu liberato Carlo Orsino, restituite a ciascuno le terre tolte in questa contenzione, e la differenza de' contadi d'Albi e di Tagliacozzo rimessa nel re Federigo, del quale erano soldati i Colonnesi.
Posato presto questo movimento, né mescolandosi altre armi in Italia che nel contado di Pisa, il duca di Milano, benché da principio avesse deliberato di non dare aiuto scopertamente a' fiorentini ma sovvenirgli occultamente con danari, traportato ogni dí piú dallo sdegno e dal dispiacere, né astenendosi da parole insolenti e minatorie contro a' viniziani, determinò di dimostrarsi senza rispetto. Però negò il passo alle genti loro, le quali per la via di Parma e di Pontriemoli andavano a Pisa, necessitandole a passare per il paese del duca di Ferrara, cammino piú lungo e piú difficile; operò che Cesare comandò a tutti gli oratori che erano appresso a lui, eccetto quello de' re di Spagna, che si partissino, e che dopo pochi dí gli richiamò tutti eccetto il viniziano; mandò a' fiorentini trecento balestrieri, e concorse con loro alla condotta di trecento uomini d'arme, parte sotto il signore di Piombino parte sotto Gian Paolo Baglione; e in piú volte prestò loro piú di trentamila ducati, offerendo continuamente, quando fusse di bisogno, maggiori aiuti.
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