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      Ma Paolo Vitelli, poiché fu proveduto di fanti, avendo fatto con le spianate segno di volere assaltare Cascina, e cosí credendo i pisani, passato all'improviso il fiume d'Arno, pose il campo al castello di Buti; avendo prima mandato tremila fanti a occupare i poggi vicini, e condottevi con copia grande di guastatori l'artiglierie per la via del monte, con maravigliosa difficoltà per l'asprezza del cammino. Prese Buti per forza, il secondo dí poi che ebbe piantate l'artiglierie. Fu eletta da Paolo questa impresa perché, giudicando che Pisa, nella quale era ostinazione inestimabile cosí nel popolo come ne' contadini che vi si erano ridotti dentro, e che già tutti per il lungo uso erano diventati sufficienti nella guerra, fusse impossibile a pigliare per forza, essendovi potenti gli aiuti de' viniziani e la città per se stessa molto forte di muraglia, ebbe per migliore consiglio attendere a consumarla che a sforzarla e, trasferendo la guerra in quella parte del paese che è dalla mano destra del fiume d'Arno, cercare di pigliare quegli luoghi e farsi padrone di quegli siti da' quali potesse essere impedito il soccorso che vi andasse per terra di paese forestiero; e però fatto, dopo l'espugnazione di Buti, uno bastione in sui monti che sono sopra a San Giovanni della Vena, andò a campo al bastione che presso a Vico Pisano avevano fatto i pisani, conducendovi con la medesima difficoltà l'artiglierie; e preso nel medesimo tempo tutto il Valdicalci e fatto sopra Vico, in luogo detto Pietradolorosa, un altro bastione per impedire che non vi entrasse soccorso alcuno, teneva oltre a questo assediata la fortezza della Verrucola.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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